Stamattina sono seduto in un piccolo bar in Piazza Santa Maria Novella a Firenze, bevendo il mio solito caffè ristretto da 1,30 euro, e mi chiedo: come facciamo noi italiani a mantenere la calma quando i prezzi della pasta, dell’olio d’oliva e persino dell’elettricità aumentano a un ritmo allarmante? La risposta, stranamente, non risiede nei modelli economici, ma nel nostro stile di vita.
L’Italia è sempre stata un paese di frugalità. I nostri nonni, che hanno vissuto gli anni del dopoguerra, ci hanno insegnato: “Non sprecare”. Oggi, questa regola sta tornando attuale. Compriamo meno, ma meglio. Invece di tre magliette economiche, ne compriamo una, ma di cotone, prodotta in Toscana.
Questo è particolarmente evidente nel cibo. Gli italiani non corrono al supermercato per trovare offerte sui prodotti alimentari trasformati. Andiamo ai mercati locali, il mercato rionale, dove i contadini vendono pomodori freschi, basilico e mozzarella. Sì, i prezzi sono aumentati, ma lo sappiamo: qui non si paga troppo per il branding e il packaging. Non si tratta di risparmiare, ma di rispetto per il prodotto.
Molte famiglie sono tornate a un’antica usanza: la dispensa: una dispensa rifornita di provviste. In inverno, prepariamo salsa di pomodoro, funghi secchi e olive sotto sale. Non è nostalgia, è strategia. Quando l’euro perde potere d’acquisto, è importante avere una scorta di cibo e beni di prima necessità.
Come gli italiani stanno imparando a vivere secondo le proprie possibilità in un’era di inflazione
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