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Motivazione

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La motivazione è un’alleata inaffidabile. Va e viene, a seconda dell’umore, del tempo e del ritmo del sonno. Ma le abitudini funzionano automaticamente, senza alcuna forza di volontà. Sono la base dei risultati a lungo termine.
La differenza tra obiettivi e sistemi: un obiettivo è “perdere 5 kg”, mentre un sistema è “camminare per 30 minuti al giorno e mangiare verdure a pranzo”. Concentrarsi sul sistema allevia la pressione e crea progressi sostenibili.
Per creare un’abitudine, usa il modello “spunto-azione-ricompensa”. Lo spunto è l’innesco (ad esempio, la sveglia mattutina). L’azione è la tua abitudine (bere un bicchiere d’acqua). La ricompensa è la sensazione di freschezza ed energia. Col tempo, il cervello associa lo spunto alla ricompensa e l’azione diventa automatica.
Inizia in modo microscopico. Non “correre 5 km”, ma “mettersi le scarpe da corsa”. Non “leggi un libro”, ma “apri alla prima pagina”. In questo modo, aggirerai la resistenza interna e non salterai quasi mai un giorno.

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Molte persone si pongono la domanda: “Qual è il mio scopo?”. Aspettano un’ispirazione, un segnale dall’alto o l’idea perfetta. Ma lo scopo non si trova davvero: si crea attraverso tentativi, errori e la graduale riduzione delle opzioni.
Invece di cercare “l’unica cosa vera”, inizia a mappare i tuoi interessi. Scrivi tutto ciò che ti ha sempre appassionato, anche se sembra ridicolo. Viaggiare, giocare, aiutare gli altri, analizzare i dati, disegnare. Non giudicare, raccogli solo dati.
Quindi identifica 3-5 valori chiave: cosa è più importante per te? Libertà? Creatività? Stabilità? Impatto? Sicurezza? La tua attività deve essere in linea con questi valori, altrimenti ti sentirai in conflitto interiore.
Il passo successivo sono i piccoli esperimenti. Non lasciare il lavoro né investire denaro. Prova e basta: segui un corso gratuito, scrivi un post sul blog, tieni una lezione di prova o fai un lavoro part-time nei fine settimana. Un esperimento può durare da poche ore a un paio di settimane.
Dopo ogni esperimento, poniti tre domande:
— È stato interessante?

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Tendiamo a pensare che la produttività sia una questione di tempo: “Quante ore lavoro?”. Ma in realtà, la risorsa chiave non è il tempo, ma l’energia. Anche otto ore alla scrivania non produrranno risultati se si è esausti, distratti o in modalità automatica.
Ognuno ha i propri picchi di energia. Le “allodole” sono più produttive al mattino, le “civette” alla sera. È importante non adattarsi agli impegni altrui, ma identificare il proprio “momento d’oro” e riservarlo ai propri compiti più importanti.
L’energia può essere fisica, emotiva, mentale e spirituale. L’energia fisica è sonno, alimentazione e movimento. L’energia emotiva è umore e resilienza allo stress. L’energia mentale è concentrazione. L’energia spirituale è significato e motivazione. Tutti e quattro i livelli devono essere mantenuti.
Un modo semplice per monitorare la propria energia è tenere un “diario energetico”. Ogni due ore, valuta la tua concentrazione, la tua prontezza e il tuo coinvolgimento su una scala da 1 a 10. Dopo una settimana, vedrai degli schemi chiari: quando sei “pieno di energia” e quando sei “giù”.
Usa cicli di ritmo ultradiadico: ogni 90-120 minuti, il tuo cervello ha bisogno di una pausa. Lavora per 90 minuti, poi riposa per 20-30. Durante la pausa, evita gli schermi. Piuttosto, fai una passeggiata, fai stretching e bevi un po’ d’acqua. Questo ripristina l’energia mentale.

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La procrastinazione non è pigrizia, ma regolazione emotiva. Procrastiniamo non perché non vogliamo fare qualcosa, ma perché il compito scatena ansia, noia, paura di fallire o di essere sopraffatti. Per superare la procrastinazione, è necessario affrontare le emozioni che la sottendono, non il comportamento.
Il primo passo è scomporre il compito in micro-passi. Un grande obiettivo (“scrivere una tesi”) è scoraggiante. Ma “aprire un file”, “trovare un articolo” o “scrivere un paragrafo” sono obiettivi raggiungibili. Ogni micro-passo riduce lo stress e dà un senso di controllo.
Usa la tecnica dei “5 minuti”: promettiti di lavorare solo per 5 minuti. Durante questo periodo, il tuo cervello si calma e l’azione diventa abituale. Il più delle volte, continuerai anche dopo la scadenza del timer, perché iniziare è stato più terrificante che farlo.
Elimina i fattori di distrazione. Se scorri costantemente i social media, installa un blocco (come Freedom o Cold Turkey). Se il telefono ti distrae, mettilo in un’altra stanza. La procrastinazione spesso non deriva da una scarsa forza di volontà, ma da un accesso troppo facile alla “comodità”.

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Molte persone aspettano che arrivi “l’ispirazione” o il “fuoco interiore” prima di agire. Rimandano progetti, allenamenti e studi, sperando in un momento magico in cui avranno voglia di lavorare. Ma in realtà, la vera motivazione raramente arriva prima dell’azione: nasce durante il processo stesso.
Questo è confermato dalle neuroscienze: quando si compie anche la più piccola azione – alzarsi dal divano, aprire un documento, fare un esercizio – il cervello riceve il segnale: “Abbiamo iniziato”. Questo innesca il rilascio di dopamina, l’ormone che motiva e premia i progressi. Più si fa, più forte diventa la spinta interiore a continuare.
Pertanto, il trucco fondamentale è iniziare con le micro-azioni. Non “scrivere un report”, ma “aprire Word e scrivere un titolo”. Non “allenarsi per un’ora in palestra”, ma “mettersi le scarpe da ginnastica”. Questo approccio aggira la resistenza del cervello, che teme le grandi sfide ma accetta prontamente di “provare e basta”. Gli psicologi lo chiamano “effetto start-up”. Una volta superata l’inerzia dell’inazione, corpo e mente entrano in un ritmo. Capita spesso che qualcuno inizi con 5 minuti di pulizie e poi pulisca l’intero appartamento. Oppure, dopo aver aperto un libro di testo “per un minuto”, legga per mezz’ora.

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