È importante capire: la motivazione non è la causa dell’azione, ma la sua conseguenza. Aspettare la motivazione è come mettere il carro davanti ai buoi. È meglio agire nonostante la mancanza di desiderio. Col tempo, il desiderio nasce spontaneamente, come risultato dell’impegno.
Questo è particolarmente utile contro la procrastinazione. Invece di rimproverarti per la pigrizia, dì: “Farò solo 2 minuti”. Sorprendentemente, nell’80% dei casi, questo è sufficiente per entrare nel flusso e continuare.
Visualizzare il primo passo, non il risultato finale, aiuta a mantenere questo effetto. Non “Perderò 10 kg”, ma “Mi metto subito i vestiti da allenamento”. L’obiettivo finale potrebbe essere troppo lontano per ispirare, ma il primo passo è sempre a portata di mano. È anche utile creare un rituale iniziale: una tazza di caffè prima del lavoro, musica specifica prima di un allenamento, un posto specifico dove studiare. I rituali segnalano al cervello: “È ora di iniziare” e riducono la resistenza.
Se ti fermi, non punirti. Ripeti semplicemente la micro-azione. La motivazione non è un flusso costante, ma onde. A volte diminuisce, ma ritorna sempre se le dai una ragione, ovvero se continui a muoverti, anche lentamente.
In definitiva, è l’azione a creare motivazione, non il contrario. E più spesso inizi, anche con piccole cose, più facile diventa ricominciare. Questa è la strada verso la disciplina, la fiducia in te stesso e i risultati concreti.
Perché la motivazione non arriva all’inizio, ma durante il processo, e come sfruttare questa intuizione
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